A una donna non si perdona.
Di essere bella, di essere brutta, giovane, vecchia, grassa, magra.
A una donna, non si perdona di essere capace, abile, intelligente, caparbia, talentuosa.
Non le si perdonano di essere stupida, curiosa, arrogante, intrigante, affascinante, scialba, sciatta.
A una donna, non si perdona di vestire elegante, di uscire in tuta, di non curarsi affatto, di truccarsi con attenzione, di portare i tacchi o le scarpe da ginnastica.
Non le si perdona di indossare una scollatura generosa, una camicia castigata, una minigonna, un paio di jeans, un perizoma di pizzo.
A una donna, non si perdona se fa carriera, se decide di stare a casa a crescere i figli. Nemmeno i figli, le si perdonano, una famiglia, un compagno distratto o presente e partecipe.
A una donna non si perdona la maternità, non si perdona il titolo di studio, non si perdonano i talenti, le abilità le capacità.
A una donna, non si perdona di amare, o di scegliere di non amare più.
Non le si perdona di sapersi difendere, con le unghie coi denti, o di non ribellarsi più.
A una donna, non si perdona la vecchiaia, ma nemmeno la giovinezza.
Non si perdona l’entusiasmo, i sogni da rincorrere, le ambizioni, le passioni.
A una donna, non si perdona la voglia di imparare, non si perdonano errori, ma nemmeno i successi, non si perdona la bravura sul posto di lavoro, non si perdonano le amiche, le uscite serali, gli straordinari in ufficio. Nemmeno una cena fuori, le si perdona.
A una donna non si perdona l’affetto, non si perdonano le passioni, le ribellioni, le decisioni avventate e nemmeno quelle pensate, per giorni, mesi, anni.
A una donna non si perdonano tate e baby-sitter, non si perdona un tubino troppo stretto o un paio di pantaloni della tuta troppo larghi.
Non si perdona un buon libro, un momento di relax o una vita troppo piena.
A una donna non si perdonano risate, applausi, occhiate complici, abbracci, carezze.
Non si perdona il savoir-faire, e nemmeno l’umiltà, l’esibizionismo o la discrezione.
A una donna, non si perdona il pettegolezzo, l’esperienza, la ricchezza morale, la povertà culturale.
Non si perdona un pomeriggio dal parrucchiere oppure la ricrescita, qualche chilo di troppo o le unghie rosicchiate.
A una donna non si perdona tristezza, depressione, malattia.
Non si perdonano occhi abbassati o testa alta; nemmeno autonomia di pensiero o dipendenza si perdonano.
A una donna non si perdonano strade nuove né sentieri sicuri. Non si perdona la guerra e nemmeno la pace, un porto sicuro o una tempesta in mare aperto.
A una donna non si perdonano fantasia, inventiva, coraggio, calma, animosità.
A una donna non si perdona una compagno violento o uno stupratore.
Nemmeno una sbronza, di alcool o di droga, le si perdona.
A una donna non si perdonano autonomia, libertà, indipendenza, ribellione, resistenza.
A una donna non si perdona la curiosità, la voglia di viaggiare e scoprire il mondo. Non si perdonano sensibilità e cattivo umore, lacrime di gioia o di dolore.
A una donna non si perdonano avance e proposte esplicite. Non le si perdonano troppi partner e nemmeno troppo pochi.
A una donna non si perdona il matrimonio, la convivenza, la scelta di vivere di sola, il tradimento, l’orientamento sessuale.
A una donna non si perdona il colore della pelle, le professione che svolge, le bugie, a voglia di lottare e di cedere le armi.
A una donna non si perdona l’assenza, la fuga, il sesso come piacere, l’orgasmo.
A una donna, non si perdona una casa in disordine, un weekend fuori porta, un anello al dito, la precisa volontà di non metterlo mai, invece, un anello al dito.
Non le si perdona di affermare le proprie scelte, di saper vivere, di cadere in errore, di avere paura.
A una donna non si perdona se è più brava di un uomo, se rimette al suo posto un uomo, se si ribella ad un uomo.
E io oggi vorrei perdonare me stessa, per tutte quelle volte in cui non ho saputo perdonare un’altra donna.
E invitare ogni donna, sorella, compagna, e anche qualche uomo, a fare lo stesso.